mercoledì 8 settembre 2010

San Marino alla resa dei conti

Siamo alla resa dei conti
Riprende l’attività politica post-ferie che quest’anno per la verità non si è totalmente interrotta neanche in agosto. Di nuovo e di decisivo la situazione presenta ben poco: piccole polemiche (tempeste in un bicchiere d’acqua), piccole proposte, certamente niente dà la sensazione che ci sia una consapevolezza adeguata della gravità della situazione. La stessa polemica fra partiti è paradossale: a fare i censori sono gruppi e personaggi che dovrebbero solo tacere e semmai chiedere scusa al Paese per i danni che hanno provocato e ad essere attaccati sono i pochi che tentano di dire qualcosa di nuovo fra cui Alleanza Popolare di nuovo “sotto battuto” (è vero, ha sbagliato alleati e qualche sua mossa non è piaciuta, ma il Paese ha bisogno della importante risorsa delle sue donne e dei suoi uomini in questo panorama avvilente).
Qualcosa di concreto dalle iniziative per i referendum sulle aree pubbliche e sull’Europa..
Dalla gente vari segni di ribellione preoccupata e tante prese di posizione individuali e collettive. Alcune poco credibili e velleitarie, ma altre dovrebbero trovare udienza nelle persone che hanno a cuore i destini del Paese, però dovrebbero trovare coordinamento e unificazione in un progetto collettivo. In evidenza la proposta di un gruppo di cittadini che chiedeva un atto coraggioso della Reggenza per far fronte alla gravità della situazione: avrebbe meritato più attenzione.
Ma ormai siamo alla resa dei conti: quali nuove attività sostituiranno quelle che stanno chiudendo o trasferendosi? Con cosa sostituire le entrate di bilancio che stanno esaurendosi? Soprattutto che ne sarà dei disoccupati per i quali si avvicina la fine della mobilità e degli ammortizzatori sociali?
Non si può né semplificare, né banalizzare, ma non ho sentito parlare di grandi progetti e nemmeno di una strategia minima per affrontare la crisi. Per es: le centinaia di cassintegrati potevano, con gli stessi costi, essere avviati ad una attività temporanea, anche straordinaria, finalizzata alla prospettiva di favorire la rioccupazione; il collocamento poteva essere trasformato in un’agenzia che avviasse al lavoro i disoccupati invece di sottoporli a infiniti colloqui umilianti senza prospettiva; poteva essere studiato un progetto di occupazione straordinaria per opere pubbliche e lavori socialmente utili, ripristinando temporaneamente il principio del pieno impiego vigente fino a tutti gli anni 60…
Certo non è il momento di attestarsi nella difesa di piccoli o grandi privilegi; bisognerà anche cominciare a pagare le tasse (con una media del 3% di imposta netta pretendiamo di pagare i servizi dello Stato e dell’ISS) e bisognerà fare dei sacrifici. Questo non è molto importante. L’imperativo deve essere: evitare sacche di povertà e gente senza lavoro. Non sarebbe tollerabile e giustificherebbe le reazioni più dure!
Giovanni Giardi