mercoledì 27 ottobre 2010

Non ci siamo

Siamo sull’orlo di un baratro e noi discutiamo di bazzecole (come Costantinopoli che coi turchi sotto le mura discuteva sul sesso degli angeli).
Dalle discussioni sembra che i problemi del Paese stiano nelle beghe e nelle alchimie fra i partiti tradizionali senza capire che fra tutti sono riusciti a imbastardire il senso civico della gente e che tutto finirà nel caos del qualunquismo quando i problemi diventeranno veri e grossi e quando ci sveglieremo da questa illusione di benessere; sembra che i problemi stiano in un € di aumento della retta scolastica anche per i ricchi (per la maggior parte delle famiglie in una stagione rappresenta la differenza fra un paio di scarpe normali ed un paio di scarpe firmate - per i pochi casi di bisogno vero si possono trovare tante soluzione giuste).
Non ci siamo.
Ben altri saranno i sacrifici che dovremo fare! Per esempio pagare le tasse. Non mi è dato sapere se lo scandalo dei redditi lordi dei lavoratori dipendenti confrontati con quelli di altre categorie si traduce anche in esborsi netti di imposta, ma so per certo che neanche i lavoratori dipendenti pagano le tasse. Nel 1984, anno della riforma, gli operai pagavano l’imposta Iss e gli impiegati circa l’11% fra Iss e Stato. Oggi un reddito medio da lavoro dipendente paga un’aliquota netta attorno al 3% contro il 13% di aliquota netta di un lavoratore italiano di pari reddito che paga inoltre un’altra sfilza di tasse locali e varie. Per altri redditi c’è stata l’assurda istituzione, nell’86, del forfettario che ha svuotato di significato la riforma. Comunque nessuno paga le tasse poi pretendiamo prestazioni sanitarie scuole strade e servizi dallo Stato.
Dovremo cominciare a pagare le tasse, a pagarci un po’ di prestazioni sanitarie, un po’ di libri scolastici ecc. altro che retta scolastica.
Il problema grosso per le organizzazioni sindacali e per la società civile è quello di fidarsi di questa classe dirigente per la gestione di questa fase difficile. Bisogna pretendere, in cambio dei sacrifici, progetti che garantiscano lavoro per tutti anche con progetti straordinari temporanei e che garantiscano, mettano in sicurezza, lo stato sociale (il primo aumento di imposta dovrà essere mirato alla sicurezza sociale). Non sarebbero tollerabili sacche di povertà e di abbandono del cittadino ai suoi problemi. Ma non vedo questi progetti e soprattutto non vedo una maggioranza che abbia il coraggio di chiedere ai cittadini lacrime e sangue necessari? L’iniziativa di Gilberto Rossini e di un gruppo di cittadini, queste state, di chiedere alla Reggenza una iniziativa straordinaria da governo di emergenza è caduta nel vuoto, ma forse era l’unica via d’uscita
Giovanni Giardi www.promemoria.sm