martedì 7 dicembre 2010

PAESE SENZA SPERANZA?

Un ragazzo di 28 anni, vittima di una delle tante riduzioni di personale, dopo un anno di innumerevoli pellegrinaggi al Collocamento e colloqui aziendali umilianti ed inutili, è andato a portare il curriculum anche in alcune aziende italiane del circondario. Qualche addetto al personale non gli ha risparmiato ironia e sarcasmo sui “benestanti sammarinesi”. Una storia personale che non è certamente isolata in questi tempi. Cresce la sensazione che non ci sia speranza, che non ci sia futuro, mentre dalla politica, dai responsabili istituzionali, dalle forze sociali ed economiche e dalla maggior parte della popolazione non emerge una consapevolezza adeguata della gravità della situazione.
In pochi anni lo sfacelo di un secolo di conquiste, di speranze e di lotte.
A far paura, più che la crisi, è la mancanza totale di progetti sia a breve termine (per far fronte ai problemi contingenti - messa in sicurezza del lavoro e dello Stato sociale) che a medio e lungo termine. Sembra ci si trascini rassegnati e inconsapevoli verso la catastrofe e verso un Paese di arricchiti a spese del Paese, di privilegiati protetti dalle istituzioni e dalle corporazioni e di impoveriti abbandonati a se stessi. Veramente una bella prospettiva!
Dalla popolazione segnali contradditori: “se mi toccano la pensione faccio un macello! …. L’aumento della retta scolastica non la pago! … Guai se mettono i tiket sulle prestazioni sanitarie!” Inutile dire che poche pensioni sono il risultato di calcoli attuariali dei contributi versati, che la retta scolastica è la merenda dei nostri figli che si vorrebbe venisse pagata dalla collettività, che per le prestazioni ISS non paghiamo una lira (cioè un euro).
Si può andare lontano con questa mentalità?
Quindi bisognerà fare dei sacrifici, anche duri, è indubbio. Ma un ulteriore problema è: chi è disposto a fare sacrifici per raccogliere soldi per governi che li sprecano in privilegi e favoritismi come abbiamo visto negli ultimi anni? Non sono forse necessarie scelte coraggiose e anche istituzionalmente innovative per limitare lo strapotere delle fazioni politiche e per un coinvolgimento più vasto di tutti nella gestione di questa tragica crisi?
Giovanni Giardi

mercoledì 27 ottobre 2010

Non ci siamo

Siamo sull’orlo di un baratro e noi discutiamo di bazzecole (come Costantinopoli che coi turchi sotto le mura discuteva sul sesso degli angeli).
Dalle discussioni sembra che i problemi del Paese stiano nelle beghe e nelle alchimie fra i partiti tradizionali senza capire che fra tutti sono riusciti a imbastardire il senso civico della gente e che tutto finirà nel caos del qualunquismo quando i problemi diventeranno veri e grossi e quando ci sveglieremo da questa illusione di benessere; sembra che i problemi stiano in un € di aumento della retta scolastica anche per i ricchi (per la maggior parte delle famiglie in una stagione rappresenta la differenza fra un paio di scarpe normali ed un paio di scarpe firmate - per i pochi casi di bisogno vero si possono trovare tante soluzione giuste).
Non ci siamo.
Ben altri saranno i sacrifici che dovremo fare! Per esempio pagare le tasse. Non mi è dato sapere se lo scandalo dei redditi lordi dei lavoratori dipendenti confrontati con quelli di altre categorie si traduce anche in esborsi netti di imposta, ma so per certo che neanche i lavoratori dipendenti pagano le tasse. Nel 1984, anno della riforma, gli operai pagavano l’imposta Iss e gli impiegati circa l’11% fra Iss e Stato. Oggi un reddito medio da lavoro dipendente paga un’aliquota netta attorno al 3% contro il 13% di aliquota netta di un lavoratore italiano di pari reddito che paga inoltre un’altra sfilza di tasse locali e varie. Per altri redditi c’è stata l’assurda istituzione, nell’86, del forfettario che ha svuotato di significato la riforma. Comunque nessuno paga le tasse poi pretendiamo prestazioni sanitarie scuole strade e servizi dallo Stato.
Dovremo cominciare a pagare le tasse, a pagarci un po’ di prestazioni sanitarie, un po’ di libri scolastici ecc. altro che retta scolastica.
Il problema grosso per le organizzazioni sindacali e per la società civile è quello di fidarsi di questa classe dirigente per la gestione di questa fase difficile. Bisogna pretendere, in cambio dei sacrifici, progetti che garantiscano lavoro per tutti anche con progetti straordinari temporanei e che garantiscano, mettano in sicurezza, lo stato sociale (il primo aumento di imposta dovrà essere mirato alla sicurezza sociale). Non sarebbero tollerabili sacche di povertà e di abbandono del cittadino ai suoi problemi. Ma non vedo questi progetti e soprattutto non vedo una maggioranza che abbia il coraggio di chiedere ai cittadini lacrime e sangue necessari? L’iniziativa di Gilberto Rossini e di un gruppo di cittadini, queste state, di chiedere alla Reggenza una iniziativa straordinaria da governo di emergenza è caduta nel vuoto, ma forse era l’unica via d’uscita
Giovanni Giardi www.promemoria.sm

mercoledì 8 settembre 2010

San Marino alla resa dei conti

Siamo alla resa dei conti
Riprende l’attività politica post-ferie che quest’anno per la verità non si è totalmente interrotta neanche in agosto. Di nuovo e di decisivo la situazione presenta ben poco: piccole polemiche (tempeste in un bicchiere d’acqua), piccole proposte, certamente niente dà la sensazione che ci sia una consapevolezza adeguata della gravità della situazione. La stessa polemica fra partiti è paradossale: a fare i censori sono gruppi e personaggi che dovrebbero solo tacere e semmai chiedere scusa al Paese per i danni che hanno provocato e ad essere attaccati sono i pochi che tentano di dire qualcosa di nuovo fra cui Alleanza Popolare di nuovo “sotto battuto” (è vero, ha sbagliato alleati e qualche sua mossa non è piaciuta, ma il Paese ha bisogno della importante risorsa delle sue donne e dei suoi uomini in questo panorama avvilente).
Qualcosa di concreto dalle iniziative per i referendum sulle aree pubbliche e sull’Europa..
Dalla gente vari segni di ribellione preoccupata e tante prese di posizione individuali e collettive. Alcune poco credibili e velleitarie, ma altre dovrebbero trovare udienza nelle persone che hanno a cuore i destini del Paese, però dovrebbero trovare coordinamento e unificazione in un progetto collettivo. In evidenza la proposta di un gruppo di cittadini che chiedeva un atto coraggioso della Reggenza per far fronte alla gravità della situazione: avrebbe meritato più attenzione.
Ma ormai siamo alla resa dei conti: quali nuove attività sostituiranno quelle che stanno chiudendo o trasferendosi? Con cosa sostituire le entrate di bilancio che stanno esaurendosi? Soprattutto che ne sarà dei disoccupati per i quali si avvicina la fine della mobilità e degli ammortizzatori sociali?
Non si può né semplificare, né banalizzare, ma non ho sentito parlare di grandi progetti e nemmeno di una strategia minima per affrontare la crisi. Per es: le centinaia di cassintegrati potevano, con gli stessi costi, essere avviati ad una attività temporanea, anche straordinaria, finalizzata alla prospettiva di favorire la rioccupazione; il collocamento poteva essere trasformato in un’agenzia che avviasse al lavoro i disoccupati invece di sottoporli a infiniti colloqui umilianti senza prospettiva; poteva essere studiato un progetto di occupazione straordinaria per opere pubbliche e lavori socialmente utili, ripristinando temporaneamente il principio del pieno impiego vigente fino a tutti gli anni 60…
Certo non è il momento di attestarsi nella difesa di piccoli o grandi privilegi; bisognerà anche cominciare a pagare le tasse (con una media del 3% di imposta netta pretendiamo di pagare i servizi dello Stato e dell’ISS) e bisognerà fare dei sacrifici. Questo non è molto importante. L’imperativo deve essere: evitare sacche di povertà e gente senza lavoro. Non sarebbe tollerabile e giustificherebbe le reazioni più dure!
Giovanni Giardi

lunedì 26 aprile 2010

La Chiesa che vorrei

Può un credente esprimere un orientamento su come vorrebbe fosse la sua Chiesa o è violazione di un dogma? (1) Sia chiaro che non credo che i dogmi c'entrino molto con la fede, ma il quesito lo pongo sul serio perché c'è chi pensa che l'istituzione Chiesa sia il massimo di rigorosa trasposizione della volontà di Gesù, mentre io credo che la Sua istituzione non sia stata la prima delle preoccupazioni di Gesù venuto ad annunciare il Regno e la buona novella a tutte le genti e sia comunque una povera trasposizione umana, nemmeno il meglio che gli uomini avrebbero saputo fare (vedere anche)
Allora provo a dire cosa sogno io per la Chiesa. Ovviamente neanch'io sono certo che si tratterebbe del meglio. Comunque alcune certezze le ho. Vorrei una Chiesa più evangelica, di servizio, governata dalla sola legge portata da Gesù per i suoi seguaci: l'amore e l'immagine di un Dio padre.
Certamente Gesù è stato chiaro su questo quanto feroce contro le regole farisaiche (2) osservate le quali si pretendeva di essere a posto con Dio (la legge che uccide). Invece si sono riprodotte e vedo crescere regole farisaiche per essere accettati dalla Chiesa e l'immagine del Dio truce e castigatore del vecchio testamento.
La vorrei meno gerarchica (al primo posto il popolo di Dio), più povera, che rimetta al centro il kerigma, l'annuncio fondamentale ed essenziale: quindi che abbandoni gradualmente temporalismo, devozionismo, miracolismo, dolorismo, tradizionalismo, sacralismo e maschilismo (derive di oggi) per tornare all'essenza e alla grandezza del messaggio e dell'annuncio cristiano oggi sepolto, e nascosto al mondo sotto tutti questi "ismi".
Vorrei chiese spoglie da immagini e icone che hanno generato idolatria, sacerdoti senza tanti voti e sacralità, ma semplici credenti probi che svolgano un servizio delegato dalla comunità dei credenti.
Può sembrare una semplificazione ma certamente non andebbe peggio di quanto stia andando ora …

(1) Haering si chiede "Perchè non fare diversamente?". Molari si chiede "E' possibile cambiare la chiesa?" . Altri teologi e anche Vescovi dicono più drasticamente che sì, è necessario e urgente. Martini però denuncia che molti non si esprimono perchè preoccupati di non inimicarsi la gerarchia conservatrice e repressiva
(2) Nel TALMUD si contano 613 precetti, di cui 365 divieti rispettando i quali si era a posto con Dio. Non ricordano un po' i precetti, le norme, le regole che si richiedono ad un "buon cristiano"?

martedì 13 aprile 2010

Chi non ha criticato la Chiesa non l'ha amata

C'è sofferenza per i credenti consapevoli, non per gli attacchi alla gerarchia che paga anni di arroganza e di immunità, ma per il male e il dolore dei bambini vittime.
Sono credente e praticante, ma da anni mi batto anche dal mio piccolo sito www.promemoria.sm, soprattutto nella pagina www.promemoria.sm/fede_consapevole_e_coscienza_libera.html indicizzata su google), per alcune svolte necessarie per salvare, più che la Chiesa, la fede che deve trasmettere per compito istituzionale.
Ho sostenuto la necessità di distinguere la religione dalla fede (invece oggi si vuole una religione senza fede, profeti Pera, Ferrara e il ns. Vescovo), la necessità di tornare ad una chiesa come l'avevano pensata gli apostoli (di servizio e non di potere, povera, governata da un'unica legge: l'amore), di abbandonare devozionismo, miracolismo, dolorismo, tradizionalismo, temporalismo (derive di oggi) per tornare all'essenza e alla grandezza del messaggio e dell'annuncio cristiano oggi sepolto, e nascosto al mondo in attesa, sotto tutti questi "ismi".
Ho trovato i cristiani benpensanti tanto cari alla Chiesa e alcune volte gli stessi parroci che mi hanno attaccato ferocemente. Ma ero io e i pochi dissidenti che con le critiche difendevamo la fede, non loro. Hanno aiutato la Chiesa a sbagliare e a persistere nel non rinnovamento. Hanno affossato e tradito il Concilio.
Ora accusano di complotto il mondo intero (mi sembra di sentire Berlusconi). Ma non finirà qui: sono tante le non verità a cui sono stati legati i fedeli e quando scoppieranno sarà crisi ancora più nera. Un esempio: c'è qualche vescovo che dice alle migliaia di pellegrini che vanno a Torino a vedere (ma qualcuno ad idolatrare) un lenzuolo dalla storia improbabile che lì non c'è Gesù, che Gesù è più presente, l'ha detto Lui, in un povero che incontreranno disperato alla stazione?
Soprattutto bisognava liberare il sacerdozio e la stessa Chiesa da un sacralismo e maschilismo anacrinistici (altri "ismi") che non c'entrano niente con la fede e ha allontanato la Chiesa dal mondo.
Scusate, ma per le sofferenze ingiuste che mi hanno provocato per anni alcuni fratelli credenti, anche sacerdoti, queste cose dovevo dirle.
Se la crisi attuale servisse per una svolta, felice crisi.
Giovanni Giardi
www.promemoria.sm

venerdì 12 marzo 2010

IMBARBARISCE ANCHE IL DIRITTTO

Che ipocrita un Paese che sottoscrive con cerimonie pompose le convenzioni internazionali sull'infanzia, rivendica radici cristiane e poi si accanisce non solo contro gli immigrati, ma anche contro i bambini immigrati fino a piegare il clima generale e pian piano lo stesso diritto ad un livello di imbarbarimento.
Mi riferisco all'Italia che con la sentenza della Cassazione di questi giorni ha ritenuto legittimo espellere un immigrato anche se ha figli minori che frequentano la scuola, arretrando da sentenze precedenti più garantiste e assestandosi su livelli più degradati, visto che i ladri e i corrotti non li può giudicare.
Cresce l'indignazione internazionale e di quella parte della Chiesa non compromessa con il regime, per il comportamento dell'Italia in materia di immigrazione (vedi le dichiarazioni dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani Pillav Unicef Italia e altri). Cresce parallelamente, di fronte alla sentenza, l'esaltazione razzista del "partito dell'amore", dei "difensori della libertà", dei difensori della "padania cristiana" e della stessa ministra Gelmini che dovrebbe essere anche mamma.
Quale solco stiamo scavando con il mondo che si affaccia ai confini della nostra cosiddetta civiltà per rivendicare il diritto di esistenza! Quale immagine di decadenza e di assenza futuro!
Spero che le future generazioni, i nuovi popoli e la stessa storia cancellino, come hanno fatto i francesi a suo tempo, gli anni del berlusconismo e del leghismo perché troppo vergognosi per figurare nel calendario. Vedi altre riflessioni su
www.promemoria.sm/riflessioni_personali.html#5

venerdì 12 febbraio 2010

“non date perle ai porci….”

San Marino e le LE OCCASIONE MANCATE
A proposito dei festeggiamenti a Nelson Mandela
A conclusione del Convegno di ALTREMENTI di fine gennaio ho rilevato come i prestigiosi esperti intervenuti e le lungimiranti prospettive aperte dalle loro analisi erano state accolte dal Paese che conta come le famose perle date a chi non è in grado di apprezzarle.
Ma non è il massimo esempio della nostra classe politica che conta nella incapacità di capire le perle e quindi nel rifiutare le possibilità che potevano essere colte per il nostro Paese. Credo che ogni cittadino pensante ne potrebbe indicare qualcuna. Io citerei questa che ogni tanto, e soprattutto questi giorni in cui tutto il mondo festeggia il 20° della sua liberazione dal carcere con grandi riconoscimenti internazionali, mi torna alla memoria con grande rabbia e frustrazione:
Erano gli anni ’80, Mandela in Sudafrica era in carcere da oltre 20 anni e una piccola minoranza bianca razzista governava il Paese con una dittatura violenta e sanguinaria. Un gruppo di qualche centinaia di cittadini sammarinesi sensibili ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per dare la cittadinanza onoraria a Mandela.
Pensate cosa poteva rappresentare per San Marino: dopo pochi anni è uscito dal carcere, è diventato Presidente del suo Paese, ha guidato la pacificazione del Paese che rischiava un bagno di sangue, ha evitato vendette e rotture e garantito la convivenza tra i razzisti e coloro che avevano subito le leggi razziali. Un esempio unico nella storia!
Ha preso il nobel per la pace nel ’93 e si è dimostrato uno dei personaggi più prestigiosi della storia recente.
Ebbene in Consiglio GG la DC si è opposta. Selva, Segrtario agli Affari Interni, e certamente i consiglieri della sinistra, hanno ceduto: in violazione palese delle norme, la proposta di legge non è stata né approvata, né bocciata con la vaga promessa di istituire un centro internazionale non meglio definito di solidarietà, impegno ovviamente presto dimenticato.
Pensate l’importanza per San Marino se fosse stata accolta la proposta invece di dare spazio e residenze a banditi di ogni risma che hanno distrutto l’immagine del Paese! Che dire di una classe politica così incapace di capire? Verrebbe da richiamare Matteo 7,6:”Non date le vostre perle ai porci , perché non le calpestino…”
Giovanni Giardi
www.promemoria.sm/politica_e_istituzioni.html#6