venerdì 19 aprile 2013

Segni di speranza?

Non so voi, ma io ho visto balenare qualche segno di speranza (per ora fuori dai nostri confini) in alcuni eventi che mi stanno molto a cuore. L’abbandono di benedetto XVI, rassegnato di fronte all’impossibilità di tenere testa ad una curia romana dedita ad intrighi feroci (aveva subito di tutto fino allo spionaggio nella sua vita privata), si è trasformato in gesto coraggioso e provocatorio che ha scosso la Chiesa dal rischio di scivolamento su posizioni isolate dal mondo tipiche delle sette (il giudizio è del teologo Kung, non solo mio). Per la successione le speranze erano poche: si profilavano coalizioni in difesa dell’apparato curiale e la possibilità di avere un papa ciellino. Sarebbe stata una disdetta per la Chiesa, ma un po’ di consapevolezza dei porporati (che per la verità sono una istituzione agli antipodi dell’idea evangelica di autorità) e forse un po’ di ispirazione, hanno fatto spazio ad un Papa, anzi “Vescovo di Roma”, Francesco I, che stato capace, dai primi giorni del suo mandato, di dimostrare, con lo Stesso nome, con le parole (discorsi sulla povertà e sulla Chiesa che se li avessi fati io sarei passato per estremista), con il comportamento e con i gesti, che quel ruolo si può esercitare in modo che il solo auspicarlo veniva considerato sacrilego (ricordate cosa dicevano di chi, per es., criticava il troppo oro addosso al Papa?). Che distanza da un vescovo che difende il pregiudicato Berlusconi invece delle minorenni costrette a prostituirsi, che sostiene un imprenditore accusato di gravissimi reati, che difende i ciellini lombardi inquisiti per corruzione e altri reati e che dichiarava: “la mia stima va agli uomini della Dc” (parole sue). Per averlo contestato mi ha chiesto un incontro per farmi misteriose minacce e per insultarmi su “il Montefeltro” attraverso il vicario Ciccioni, il quale dopo il chiarimento si e' rifiutato di pubblicare correttamente il mio punto di vista (di questo sono certo che Ciccioni risponderà se c' e' una giustizia). Giovanni Giardi

mercoledì 25 luglio 2012

Vescovo Negri. Difendere la fede dalle sue uscite

Il Paese vive un momento drammatico, centinaia di persone sono disperate senza lavoro e senza prospettive, già decine di famiglie sono alla miseria e per mangiare ricorrono alla Caritas o persone caritatevoli, la Chiesa è allo sfacelo e i sacerdoti del vicariato, che tacciono su questa situazione (l’ultima volta che hanno scritto è stato per polemizzare con me sempre per un’uscita insopportabile del Vescovo), trovano il tempo per scrivere un volantino distribuito in tutte le Chiese alla messa della domenica per difendere il Vescovo sulla vicenda dell’istanza d’arengo su uno dei vari diritti negati ai gay. Come in altre prese di posizione il Vescovo ha torto marcio ed è indifendibile sul piano della fede e sul piano della verità (non si capisce bene se sa di cosa ha parlato). Si intravede solo una forte caratterizzazione ideologica, omofoba e anche razziale (vedi fra le tante altre la dichiarazione sull’islam del I° novembre 2010).
La nuova uscita del Vescovo, stavolta, sembra inspiegabile ma rientra nel pensiero di una parte della Chiesa, per fortuna non tutta. E’ quella dell'integralismo comeinista che vuole imporre agli altri per legge quello che qualcuno crede per conformismo religioso o per ideologia ("IO credo che il matrimonio sia indissolubile, quindi TU non puoi divorziare; IO credo che una vita affettiva per gli omosessuali sia peccato, quindi TU non devi averla; IO voglio che per legge TU non stacchi i tubi in ospedale e continui a sopravvivere anche contro la tua volontà; per legge IO voglio che non ti siano riconosciuti i diritti se scegli di convivere invece di essere sposato, ecc). La fede in queste cose non c'entra niente, è solo ideologia che non può essere imposta a chi la pensa diversamente o a chi abbia una fede diversa. La lezione dovrebbe essere quella della lettera a Diogneto dei primi cristiani (“noi non lo facciamo ….”).
Gravissimo, poi, l’attacco alle istituzioni che hanno scelto sulla base dei diritti civili. “Come si permette di attaccare le istituzioni”, fanno presente alcuni cittadini, “crede di avere ancora il potere temporale?”
Cos’è poi questo famiglia “valore non negoziabile”? Si potrà imporre per decreto il matrimonio a chi non vuole sposarsi? E a chi sceglierà di convivere saranno negati i diritti civili o sarà fatto una ricognizione meticolosa del sesso di chi sta assieme?
Difendo quindi lo stato laico anche per difendere la mia fede, perché in futuro non vorrei che per legge mi venisse imposto qualcosa che contrasta con essa e con la mia coscienza come avviene in altri stati confessionali cari al mio Vescovo.
“Qualcuno fermi questo Vescovo a sei zampe” dannoso per la Chiesa e per la Fede.
Giovanni Giardi

Altre riflessioni sul Vescovo e sulla Chiesa in
www.promemoria.sm/chiesa_e_stato_laico.html

sabato 16 giugno 2012

"E come potevamo noi cantare …"

"E come potevamo noi cantare …"
Non sembri irriverente la citazione di questo verso di una poesia, per me quasi sacra, di Quasimodo. Molti amici mi chiedono perché scrivo con meno frequenza (non credevo di avere dei lettori), ma obiettivamente non ne ho molta voglia. A cosa sono servite tanti decenni di battaglie per far progredire il Paese, per uno Stato di diritto, per dare un futuro alle nuove generazioni? A cosa sono servite le esortazioni di tante persone anche più autorevoli di me?
- Il Paese è in ginocchio, umiliato e svergognato e forse ancora nelle grinfie delle mafie; senza prospettive.
- I figli della gente normale (quelli della casta sono tutti sistemati) sono senza lavoro, avviliti e senza futuro.
- Al potere ci sono sempre gli stessi o se c'è qualcuno nuovo li lascia fare. Quelli che hanno ridotto il Paese a questo punto pontificano sul nulla senza progetti efficaci (sembra vogliano restare lì per raschiare il barile fino in fondo - poi certamente se ne andranno).
- All'opposizione (fatta qualche eccezione) si montano addosso per arrivare per primi ad allearsi con quelli di sempre (alcuni per ritrovare i vecchi compagni di merende). In passato ci si scandalizzava della DC che cambiava cavallo a piacimento, adesso non riesce a salvarsi perché tutti le si offrono senza pudore: "gradisca".
- Vecchi marpioni che hanno guidato il Paese nei primi passi verso questo sfacelo si ripropongono come salvatori.
-" Molti giovani entrati in politica si sono dimostrati più opportunisti e arrivisti dei vecchi.
C'è veramente poco da cantare…
Vedo un po' di fermento in rete, sul web ed alcune persone serie mi sembrano disposte a mobilitarsi, ma sarà tutt'oro? Spero proprio di sì, per il Paese. Spero che ci sia ancora qualcuno, anche dentro i partiti, ma soprattutto fuori, capace di indignarsi, di mobilitarsi e di fare un po' di piazza pulita.
Però in questa situazione non c'è molta voglia di parlare e di scrivere, poi, quando ho visto un manifesto in cui Casali e Andreoli dichiarano: "ADESSO SI CAMBIA DAVVERO" e non ho sentito tremare la terra per le risate, la voglia mi è passata del tutto.
(vedi promemoria.sm )

sabato 12 maggio 2012

VOGLIO LAVORARE!

VOGLIO LAVORARE!
HO DIRITTO DI LAVORRARE!
HO BISOGNO DI LAVORARE!
Ho lavorato per oltre 10 anni in una fabbrica poi sono stato licenziato per la crisi.
Voglio lavorare perché senza lavoro no c’è dignità e non c’è futuro. Però tutti i miei tentativi, in questi ormai due anni sono stati vani. Centinaia di colloqui si sono dimostrati prese in giro, qualche contratto trimestrale che si chiudevano con le agevolazioni statali con un trattamento a volte umiliante. Intanto la indennità di disoccupazione sta finendo poi sarò senza lavoro e senza un soldo.
Sono disponibile a qualsiasi lavoro compatibile alle mie possibilità e mi urta sentire che i giovani sammarinesi non hanno voglia di lavorare. Le professionalità che avevo acquisito nella formazione professionale e nelle esperienze lavorative non sono più richieste e ho tentato di arricchirle con corsi e attestati. Ma sono comunque disponibile a qualsiasi altro lavoro.
Chi ha la responsabilità del paese può tollerare che i propri cittadini scivolino verso la disperazione? I miei genitori non hanno potuto costruirmi una casa per cui ho fatto il mutuo. Cosa dovrò fare? Restare a carico dei miei o andare ai semafori col piattino? Come faccio a pensare al futuro magari per farmi una famiglia?
Possibile che non si trovi un progetto per fare fronte alla situazione magari in attesa di tempi migliori (se verranno?).
Sento tanti discorsi ma credo che l’emergenza più grave sia questa. I politici e i governanti devono dare una risposta perché la mia situazione è drammatica come ormai quella di centinaia di altri cittadini.

Lettera firmata di un giovani disoccupato

lunedì 9 gennaio 2012

Non rubiamo la speranza ai giovani

RASSEGNARSI A PERDERE TUTTO?
Sono ormai frequenti gli interventi che denunciano, più o meno lucidamente (forse in modo un po’ verboso), la gravità della situazione del Paese. Vorrei aggiungere il mio pensiero con parole semplici: abbiamo vissuto tutti sopra le nostre possibilità, noi sammarinesi approfittando di prerogative non sempre legittime e altri popoli indebitandosi pesantemente. Adesso bisogna pagare.
Non sembra che tutti abbiano capito: qualcuno pensa sia possibile difendere il proprio piccolo o grande privilegio; altri scatenano battaglie per provvedimenti di dettaglio come la proposta di assicurazione volontaria che costerà € 1 al messe nella bolletta dell’acqua o per piccoli interventi sulla pensione (peraltro, nessuno ha fatto versamenti che, secondo rigorosi calcoli attuariali, comportino gli importi erogati) o per qualche tassa in più (in più del quasi zero che abbiamo pagato fino ad oggi). Non è più tempo per battaglie sulle piccole cose. Oggi il problema vero è: avremo ancora posti di lavoro per tutti? Riusciremo ancora ad avere i servizi e quindi (in senso metaforico) l’acqua dallo Stato? Riusciremo e riusciranno i nostri figli ad avere la pensione?
C’è un unico imperativo in questo momento: tutti i sacrifici che dovremo sopportare (che si sperano equi), tutto l’impegno, possibilmente comune, in politica estera, finanziaria ed economica, dev’essere posto per evitare di creare sacche di miseria, senza nostalgie per il consumismo che ci eravamo illusi potesse durare per sempre. Trovare quindi lavoro per tutti e a tutti i costi, anche con progetti straordinari in attesa di tempi migliori, perché lavoro significa vivere dignitosamente, non togliere speranza di futuro ai giovani e vuol dire contributi per l’Iss e imposte per lo Stato.
A me sembra che l’azione del governo non sia adeguata. Soprattutto non vedo progettualità e prospettive, ma non è detto che se al Governo ci fossero lo schieramento opposto o i personaggi che pontificano sulla crisi e in passato hanno avuto responsabilità pubbliche, sarebbero stati capaci, da soli, di fare meglio. Sono convinto che l’unica alternativa sarebbe stato il gesto coraggioso di sbaraccare tutte le convenzioni e fare appello alle persone, capaci e di buona volontà, che non hanno avuto responsabilità in quello che è successo. Un esecutivo mirato per affrontare la crisi con progetti a breve e medio termine aventi poche priorità e molto chiare come quella, appunto, di assicurare il lavoro a tutti. Ma ci voleva un coraggio inusitato…
Mi sembra comunque inutile recriminare: dobbiamo sperare in un sussulto di consapevolezza
di questo mondo politico.
Soprattutto bisogna non rubare la speranza di futuro ai giovani. Nella mia generazione c’è chi ha lottato mezzo secolo per lasciare ai figli un Paese onorato, senza i problemi della fame, del lavoro, della casa; per creare un sistema di diritti certi particolarmente nelle istituzioni, nel rapporto di lavoro, nella Sicurezza sociale e nel diritto allo studio.
Dobbiamo rassegnarci alla cancellazione di tutto questo? Abbiamo forse speso la nostra vita per niente per colpa di qualche lazzarone che ha tradito il Paese?

Giovanni Giardi
www.promemoria.sm

giovedì 29 settembre 2011

Autosocialisti?


Anch’io vorrei dare, come Emilio Drella Balda, un buomgiorno ai socialisti, ma non ne conosco. Forse lui ne conosce qualcuno. Conosco dei politici che si autodefiniscono tali, ma non credo che basti. Mi sembra una usurpazione di titolo che fa rivoltare nella tomba i socialisti veri che hanno segnato la storia del mondo.
Sembra che nel passato alcuni notabili sammarinesi un po’ arricchitii si siano auto- attribuiti una nobiltà che nessuo aveva loro concesso. Sono giustamente svaniti nel nulla. Questi autosocialisti sono incamminati sulla stessa strada: nessuno può riconoscere loro una legittimità a fruire di tale prestigioso titolo. Invece sono addirittura così strafottenti da pretendere di selezionale loro chi sia vero socialista e chi no. Fanno il paio coi chi pretende di fare politica definendosi rappresentante della fede cristiana poi sono peggio degli altri: in questo caso c’è anche la bestemmia.
I socialisti storici si ponevano in antagolismo ai borghesi perché rivendicavano il riscatto della classe operaia ed un profetico internazionalismo, ma anche per comportamenti moralmente rigorosi e per onestà personale, in alternativa al corrotto mondo borghese.
Conoscete dei socialisti (di quelli che contanoe fatte rare eccezioni – ovviamente) che si siano distinti dalle altre forze politiche per rigore morale e che non abbiano goduto di vantaggi per se e per gli amici dal loro fare politica?
A me sembra che tutto miri a ricreare l’asse nefasto dell’affarismo Socialisti – Dc che ha portato il Paese sull’orlo del baratro, ipotesi confermata dai fatti che dimostrano come i tentativi di rinnovare la Dc siano falliti.
Quanto sarebbe stato più giusto che un anno dedicato ad un argomento paradossale come l’unificazione del nulla, fosse stato dedicato alla gravità derlla situazione del Paese per trovare fronti vasti e innovativi per salvarlo dalla catastrofe!
Grazie anche a Gigi Lonfernini che ci ricorda il rispetto della Istituzione Reggenziale, ma anche i partiti debbono pensare bene a chi designano per evitare certe reazioni.
Giovanni Giardi

giovedì 11 agosto 2011

San Marino nell'incubo

Ma in che mondo vivono i responsabili del nostro Paese?
La vecchiaia dovrebbe darmi una saggezza calma; il superamento positivo di una grave vicenda di salute dovrebbe darmi una visione ottimista, ma sono invece furente con chi ci governa nonchè pessimista ed estremamente preoccupato per il futuro del mio Paese.
La crisi pesa come un incubo sul Paese. E’ diffusa, evidente, gravissima e inevitabile nei suoi elementi che sono fuori dalla nostra portata, ma ancora più grave nei suoi elementi aggiuntivi che ci siamo procurati da soli, anzi che qualche stratega del Paese ci ha procurato per incompetenza, mancanza di senso dello Stato e della legalità, cupidigia senza limiti e una buona dose di propensione alla criminalità.
I rischi per il paese cominciano a profilarsi nella loro gravità alla consapevolezza di molti, ma non sembra alla consapevolezza di chi ha la responsabilità del Paese.
Infatti non si vedono progetti per l’immediato e per il medio termine. Non si vedono progetti per il futuro. Si tira avanti. Per risolvere i problemi si ripropongono caparbiamente coloro che questi problemi hanno provocato; da mesi stanno parlando d’altro: alchimie politiche di altri tempi, un governo con una maggioranza risicata che non è sicura di essere legittimata per usufruire del premio di maggioranza dopo l’uscita di una componente, l’opposizione limitata a SU perché tutti gli altri sono impegnati a dribblarsi reciprocamente per dare per primi un appoggio mascherato al governo, poi la novità storica: sono tornati a parlare di unificazione socialista per l’ennesima volta e con le stesse persone che hanno all’attivo più scissioni, separazioni e trasformismi di quante fossero le concubine di Re Davide.
Il Paese reale più consapevole osserva costernato queste manovre fuori dal mondo e vive con angoscia la perdita dei posti di lavoro, l’incertezza per il futuro, le prospettive di figli e nipoti.
Il Paese aveva bisogno di un sussulto di ribellione dignitosa e coraggiosa agli affaristi che hanno rovinato il Paese (per fortuna qualche azione viene dalla magistratura italiana), aveva bisogno di un governo straordinario di rottura (che emarginasse i responsabili della situazione che invece sono sempre lì e non solo in un partito): un governo preposto a far fronte all’emergenza; che rispondesse anche con programmi straordinari (invece di spendere milioni con l’inattività tenendo operai a casa), ai problemi occupazionali; che mettesse al sicuro l’iss e lo stato sociale; un governo per risolvere i problemi con l’Italia, della trasparenza, dei rapporti con l’Europa, che prevenga ormai possibili sacche di povertà … .
La gente più consapevole attende che le persone per bene presenti (magari un po’ emarginate) in tutti i partiti nelle forze economico - sociali e nel Paese trovino un’alleanza fuori dai vischiosi vecchi schemi per farsi carico dei problemi del Paese e abbandonino l’abbraccio mortale dei cadaveri della politica e degli affari che si ritrovano come compagni di viaggio come succedeva ai perseguitati dall’inquisizione che venivano chiusi in un sacco in compagnia di un cadavere fino alla morte.
Coraggio, se ci siete battete un colpo o per i Paese potrebbe essere troppo tardi!
Giovanni Giardi